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Caronte e Minosse

Scipione, Caronte, Minosse, ovvero i tre anticicloni africani che hanno letteralmente infuocato l'Italia.

Mi soffermo sugli ultimi due e, in tema di caldo, vi porto all’inferno, qiello di Dante però.

Per farmi perdonare di cotanta arsura vi delizio, però, con stupende immagini di Gustav Dorè (illustratore della Divina Commedia) e di Michelangelo (Vaticano. Cappella Sistina. Giudizio Universale)



Caronte. (canto III)

Ed ecco verso noi venir per nave un vecchio, bianco per antico pelo, gridando: «Guai a voi, anime prave!

Non isperate mai veder lo cielo: i' vegno per menarvi a l'altra riva ne le tenebre etterne, in caldo e 'n gelo.

E tu che se' costì, anima viva, pàrtiti da cotesti che son morti». Ma poi che vide ch'io non mi partiva,

disse: «Per altra via, per altri porti verrai a piaggia, non qui, per passare: più lieve legno convien che ti porti».

E 'l duca lui: «Caron, non ti crucciare: vuolsi così colà dove si puote


ciò che si vuole, e più non dimandare».

Quinci fuor quete le lanose gote al nocchier de la livida palude, che 'ntorno a li occhi avea di fiamme rote.

Ma quell' anime, ch'eran lasse e nude, cangiar colore e dibattero i denti, ratto che 'nteser le parole crude.

Bestemmiavano Dio e lor parenti, l'umana spezie e 'l loco e 'l tempo e 'l seme

di lor semenza e di lor nascimenti.

Poi si ritrasser tutte quante insieme, forte piangendo, a la riva malvagia ch'attende ciascun uom che Dio non teme.



Caron dimonio, con occhi di bragia loro accennando, tutte le raccoglie; batte col remo qualunque s'adagia.

Come d'autunno si levan le foglie l'una appresso de l'altra, fin che 'l ramo vede a la terra tutte le sue spoglie,

similemente il mal seme d'Adamo gittansi di quel lito ad una ad una, per cenni come augel per suo richiamo.

Così sen vanno su per l'onda bruna, e avanti che sien di là discese, anche di qua nuova schiera s'auna.

«Figliuol mio», disse 'l maestro cortese, «quelli che muoion ne l'ira di Dio tutti convegnon qui d'ogne paese;

e pronti sono a trapassar lo rio, ché la divina giustizia li sprona, sì che la tema si volve in disio.



Minosse (cantoV)

Così discesi del cerchio primaio giù nel secondo, che men loco cinghia e tanto più dolor, che punge a guaio.

Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia: essamina le colpe ne l'intrata; giudica e manda secondo ch'avvinghia.

Dico che quando l'anima mal nata li vien dinanzi, tutta si confessa; e quel conoscitor de le peccata

vede qual loco d'inferno è da essa;

cignesi con la coda tante volte quantunque gradi vuol che giù sia messa.


Sempre dinanzi a lui ne stanno molte: vanno a vicenda ciascuna al giudizio, dicono e odono e poi son giù volte.

«O tu che vieni al doloroso ospizio», disse Minòs a me quando mi vide, lasciando l'atto di cotanto offizio,

«guarda com' entri e di cui tu ti fide; non t'inganni l'ampiezza de l'intrare!». E 'l duca mio a lui: «Perché pur gride?

Non impedir lo suo fatale andare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare».


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