Il pennino

Ve lo figurate vostro figlio mentre tenta di scrivere usando un pennino?
E voi lo ricordate?
Eppure è stato lo strumento di scrittura, nelle nostre scuole, fino agli anni 60. Severi maestri erano ben attenti che sui compiti non vi fossero sbaffi, sgorbi e soprattutto macchie. Ho accennato al signor pennino in un post precedente ma, ora desidero darvi maggiori dettagli su questo piccolo oggetto.

I primi ad usarlo furono gli Egizi Nella tomba del faraone Ramsete II ne sono stati trovati di vecchi di 3300 anni ma per sentirne parlare bisognerà far passare un bel po’ di tempo. Nel el 1691 le religiose di Port Royal usavano pennini di rame che fabbricavano da sé. Nel 1717 i verbali degli stati generali dei Paesi Bassi, venivano redatti con pennini di forma tubolare in argento, montati su cilindri/penne anch'essi d’argento. Il 26/11/1738, Voltaire scrive a Thierot per fare una ordinazione di pennini d’oro. Nel 1763, la principessa di Carignano offre al piccolo Mozart pennini d’argento per il suo settimo compleanno…!

Però non era un’abitudine di massa ma un uso d’élite per cui sino al 1800 si continuò ad usare l’elegante, signorile e maneggevole penna d’oca. Al suo apparire pubblico, mister pennino suscitò parecchie polemiche: è un oggetto freddo, sembra un piccolo pugnale, ha la lingua biforcuta. Jules Janin nel 1857 lo malediceva, imputandogli di esser causa dei mali della società moderna, assieme al primo uomo che lo trasse dal vile ferro… e così che siate entrambi maledetti … (sembra di essere nel nostro tempo vero?) Ma chi può fermare il profresso? Il pennino svolse il suo ruolo per circa un secolo, molto poco in confronto alla penna d’oca, però contribuì a salvare molti volatili dalla spennatura. Ma approfondiamo ancora un po’

I primi pennini artigianali nacquero a Birmingham, in Inghilterra. Gillot, Mason, Mitchell, e Perry sono i loro inventori. Gillot in particolare, grazie al suo apprendistato con il celebre coltellinaio Skinner, godette di un gran vantaggio: era in grado di conoscere e poi mantenere a lungo il segreto del procedimento industriale di fusione, tempra e laminazione dei metalli. Riuscì così a sfruttare appieno i nuovi macchinari. Presse a bilancere, trance e macchine a vapore fisse comprese, con la loro velocità e instancabilità. Il prezzo di questi piccoli manufatti industriali risultò così enormemente inferiore rispetto a quelli costruiti artigianalmente, basti considerare che una confezione di 144 di questi pennini (detta grossa), costava quanto uno solo realizzato artigianalmente! In Inghilterra sorsero le dinastie del pennino mentre in Europa si procedette con più lentezza, in Francia vennero importati da Pierre Blanzy che capendone l’importanza e la potenzialità industriale strinse accordi tecnico commerciali coi più importanti produttori britannici. La consevatrice Germania partì più tardi (1905) tedeschi furono più lenti e conservatori, complice anche l’immenso numero di oche che vivevano sul territorio e che non costavano praticamente nulla…

I primi pennini artigianali nacquero a Birmingham, in Inghilterra. Gillot, Mason, Mitchell, e Perry sono i loro inventori. Gillot in particolare, grazie al suo apprendistato con il celebre coltellinaio Skinner, godette di un gran vantaggio: era in grado di conoscere e poi mantenere a lungo il segreto del procedimento industriale di fusione, tempra e laminazione dei metalli. Riuscì così a sfruttare appieno i nuovi macchinari. Presse a bilancere, trance e macchine a vapore fisse comprese, con la loro velocità e instancabilità. Il prezzo di questi piccoli manufatti industriali risultò così enormemente inferiore rispetto a quelli costruiti artigianalmente, basti considerare che una confezione di 144 di questi pennini (detta grossa), costava quanto uno solo realizzato artigianalmente! In Inghilterra sorsero le dinastie del pennino mentre in Europa si procedette con più lentezza, in Francia vennero importati da Pierre Blanzy che capendone l’importanza e la potenzialità industriale strinse accordi tecnico commerciali coi più importanti produttori britannici. La consevatrice Germania partì più tardi (1905) tedeschi furono più lenti e conservatori, complice anche l’immenso numero di oche che vivevano sul territorio e che non costavano praticamente nulla…

Del pennino vi sono state oltre 10.000 varianti. Moda, tecnica, fantasia, creazioni tecnologiche e studi di forme, tutto era preso ad ispirazione e se ne vantava la superiorità, promuovendo ora questa ora quello!
Si arrivò a produrre pennini con nomi più o meno importanti, con materiali fantasiosi e più diversi, si produssero anche penne in vetro, pennini con forme più varie (famosi quelli a manina e dito, con torri, ecc…), fino ad arrivare a pennini protesi per combattere il crampo dello scrittore e a pennini conici i cui fianchi parevano pettini per baffi

Questa realtà pareva proprio non dovesse tramontare mai, vista la fantasia dei produttori e il basso costo unitario del pennino, che poteva essere tranquillamente abbinato ad una semplice cannuccia di legno. Vi erano però anche pennini d’oro e d’argento, con altrettanto pregiati steli o cannucce (stilofori) in cui inserirli. Anche le pietre preziose erano usate, come le lavorazioni filigrèe, veramente affascinanti alla vista.

Ovviamente tutto ciò era riservato ai più abbienti.
Ma quello che all’inizio non era riuscito all’America, meglio riuscì ad un tale chiamato Laslo Biro e cominciò un’altra era.