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penna e calamaio


Provate a chiedere ai vostri figli che cos’è un calamaio.

Credo ve ne siano pochi che siano in grado di rispondervi correttamente, i più lo confonderanno con il mollusco appartenente alla famiglia dei cefalopodi.

Eppure, ex scolari miei coetanei, ovvero voi che indossavate il grembiulino nero, il collettino bianco inamidato con il fiocchetto rosa o azzurro a secondo del sesso, ve le ricordate le peripezie per imparare a scrivere?

Il calamaio era sistemato in un apposito buco in un angolo del banco, un bidello o la monaca addetta (le mie elementari le ho frequentate dalle suore del Preziosissimo Sangue) lo riempiva ogni mattina.



Che fatica scrivere intingendovi i pennini, che si incrostavano sempre, e quante macchie, sul quaderno (a righe o a quadretti con la copertina nera) sul grembiule, sul banco, sulle mani e…oh sulla bianca carta assorbente (Che era sempre simile al mantello di un dalmata), quanta ne usavamo. Sulla scrivania di mio nonno c’era un tampone di pelle in cui si infilava la carta assorbente.

Che fatica scrivere intingendovi i pennini, che si incrostavano sempre, e quante macchie, sul quaderno (a righe o a quadretti con la copertina nera) sul grembiule, sul banco, sulle mani e…oh sulla bianca carta assorbente (Che era sempre simile al mantello di un dalmata), quanta ne usavamo. Sulla scrivania di mio nonno c’era un tampone di pelle in cui si infilava la carta assorbente.


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